ZAFFERANO VS BENZODIAZEPINE
Le Benzodiazepine hanno completamente soppiantato i barbiturici essendo più versatili per la sicurezza e per la tutela della salute del paziente.
Le Benzodiazepine non sono però esenti da effetti collaterali.
Uno studio del 2014 pubblicato sul British Medical Journal "Uso di benzodiazepine e malattia di Alzheimer: studio sul controllo dei casi" nel quale si sostiene che l’uso di questi ansiolitici aumenta del 51% il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. Il rischio aumenta col periodo di assunzione, per arrivare all'84% per chi assume benzodiazepine per più di sei mesi.
Se a queste recenti evidenze scientifiche sommiamo i due effetti collaterali per cui le benzodiazepine sono tristemente note ovvero la dipendenza (impossibilità per il paziente di staccarsi dal farmaco) e assuefazione (necessità di alzare costantemente i dosaggi perchè quelli più bassi non funzionano più), capiamo il perchè sospendere quando possibile o almeno ridurre il farmaco è una cosa importante.
In questo articolo ci piacerebbe evidenziare le proprietà dello zafferano e la possibilità per il medico di adoperarlo in sostituzione o come coadiuvante mentre si tenti lo svezzamento del paziente dai sedativi.
Studi in vitro e su modello animale hanno evidenziato che i componenti volatili degli estratti di zafferano, tra cui il safranale (maggiore costituente di questa frazione) agiscono con azione antidepressiva, anticonvulsivante ed ipnotico-sedativa, ansiolitica e anti stress con effetti simili a fluoxetina, bupropione e benzodiazepine.
Una metanalisi di studi clinici, randomizzati e della durata di sei settimane, ha evidenziato che l’integrazione con 30 mg/die di estratto secco di stigmi di zafferano è in grado di migliorare i sintomi di pazienti adulti affetti da depressione maggiore rispetto al placebo.
Alcuni di questi studi clinici hanno dimostrato che l’assunzione orale, sempre di questo dosaggio di estratto di zafferano, per 6 settimane risulta ugualmente efficace rispetto al controllo (trattato rispettivamente con 20 mg/die di fluoxetina o 100 mg/die di imipramina) nel trattare la depressione migliorando la Hamilton Depression Rating Scale (HDRS) ma con meno controindicazioni.
Un recente studio clinico (ACTRN12614001053617), doppio-cieco, randomizzato, controllato da placebo
condotto su 128 volontari sani, uomini e donne di età media compresa tra 18-70 anni, è stato condotto per valutare l’efficacia dell’assunzione orale giornaliera di 28 mg di zafferano ad alta concentrazione di safranale per 4 settimane nel migliorare
l’umore, la depressione, lo stato di ansia, di stress e la memoria.
Nella nostra esperienza abbiamo assistito a due tipi di situazioni differenti:
1 - Adoperando lo zafferano il medico è riuscito a svezzare il paziente dal farmaco che assumeva.
2 - Un paziente che assumeva il Rivotril, considerato una delle benzodiazepine più potenti, associando lo zafferano è stato portato dal suo specialista ad assumere l'alprazolam, una benzodiazepina più leggera e con meno efetti collaterali.
3 - Un paziente che assumeva 16 gocce di Citalopram è stato progressivamente portato ad assumerne 4, grazie alla contemporanea somministrazione di zafferano, sempre sotto stretto controllo del proprio medico.
Per questi motivi lo zafferano potrebbe essere valutato come alternativa o coadiuvante nel tentativo di liberarsi dalla dipendenza da benzodiazepine.
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